Retail idrico: ha senso parlare di concorrenza?

Aprire un conto corrente e sottoscrivere un contratto per la fornitura di acqua, presso la propria banca, potrà presto essere realtà in Inghilterra e Galles. Il Financial Times riporta che OfWat – il regolatore del settore idrico dei due Paesi – avrebbe proposto al Governo di liberalizzare la vendita di acqua per i consumatori domestici. Il segmento dovrebbe aprirsi, previo ottenimento di una licenza, anche a operatori di settori diversi da quello idrico quali – tra gli altri – banche, supermercati, compagnie telefoniche.

Secondo il CEO di OfWat, la liberalizzazione condurrebbe a un risparmio di £2,9 milioni nei prossimi 30 anni – pari a circa £8/anno per consumatore domestico. Oggi, l’attività di vendita è esercitata in regime di monopolio legale da 18 operatori privati per 22 milioni di consumatori domestici e 2 milioni di imprese.

La proposta segue la liberalizzazione della fornitura del servizio idrico per i clienti business ai quali, da aprile di questo anno, è stata riconosciuta la possibilità di scegliere il proprio venditore.

A stimolare la proposta di OfWat, un rapporto del National Audit Office – l’Autorità di vigilanza sulla gestione delle risorse pubbliche. La relazione evidenzia che gli operatori del settore idrico non avrebbero trasferito ai consumatori i guadagni di efficienza conseguiti negli ultimi cinque anni e pari a circa £800 milioni.

L’apertura del mercato a soggetti attivi in settori diversi da quello idrico potrebbe però produrre effetti avversi su quella stessa concorrenza che si vuole promuovere.

I consumatori possono beneficiare di una maggiore contendibilità del mercato se, in primo luogo, essi possono esercitare un’efficace pressione concorrenziale sui venditori. È quindi necessario che il processo di switching avvenga in tempi rapidi e senza inconvenienti e che i clienti finali siano capaci di valutare le informazioni rilevanti per l’acquisto. Qualora, per esempio, una banca vendesse acqua ai propri correntisti oppure offrisse il servizio di conto corrente ai clienti nuovi acquisiti nel settore idrico, le informazioni sui costi relativi ai due servizi dovrebbero essere riportate distintamente e in modo efficace per consentire al consumatore di comprendere quanto sta pagando e per cosa. Una distinzione necessaria anche per assicurare che i prezzi applicati siano effettivamente riflessivi dei costi sottostanti i due servizi e non vengano, quindi, praticate condizioni ingiustificatamente onerose per effetto dell’esercizio di potere di mercato.

Oltre a una maggiore consapevolezza dei consumatori, la contendibilità del mercato è incoraggiata dall’eliminazione di barriere all’entrata e dalla promozione di un level playing field tra operatori.

Discernere efficacemente i costi inerenti i diversi servizi offerti è altresì essenziale per prevenire eventuali sussidi incrociati. Per esempio, per accaparrarsi nuovi clienti nel segmento idrico, una banca potrebbe offrire prezzi significativamente vantaggiosi per la vendita di acqua coprendo gli sconti praticati con un aumento degli oneri per la gestione dei conti correnti dei clienti già acquisiti. Questa pratica è tanto più efficace quanto più ampia è la base clienti esistente su cui spalmare le perdite di breve periodo nel retail idrico per effetto delle offerte aggressive verso i potenziali clienti. Questo scoraggerebbe l’ingresso di nuovi operatori (banche e non) nella vendita al dettaglio di acqua, i quali per dimensioni e struttura dei costi non potrebbero certo competere con simili politiche di acquisizione che potrebbero essere altrettanto adottate dagli incumbent nel retail idrico.

La vendita di acqua assieme ad altri servizi potrebbe inoltre favorire l’inerzia dei consumatori a favore del consolidamento di quote di mercato. Una survey condotta nell’ambito della recente indagine della Competition & Markets Authority sul retail banking evidenzia che nell’ultimo anno meno del 3% degli intervistati ha cambiato banca. L’offerta congiunta di conti correnti con mutui e altri prodotti (p.e. carte di credito) influenzerebbe la percezione dei consumatori rispetto ai costi dello switching e al valore della relazione di lungo periodo con la propria banca con effetti negativi sulla propensione a cambiare operatore anche quando possibile beneficiare di migliori condizioni economiche.

Una efficace apertura del mercato a valle non può prescindere, inoltre, da una riflessione in merito alla possibilità di perseguire una effettiva concorrenza nel segmento wholesale, quello dei grossisti. La riflessione dovrebbe tenere conto anche dei potenziali effetti di foreclosure nel mercato a valle che potrebbero derivare da eventuali rapporti di integrazione verticale tra grossisti e fornitori retail. Per esempio, mediante l’applicazione di condizioni più vantaggiose al venditore retail integrato, rispetto a quelle praticate ai suoi concorrenti, a detrimento di quel level playing field necessario a incoraggiare la contendibilità del mercato.

Il risparmio di £8/anno/consumatore conseguibile dalla liberalizzazione suggerisce, in aggiunta, che i margini sono assai risicati nel retail idrico. Solo operatori di grandi dimensioni e/o processi di consolidamento possono quindi assicurare la sopravvivenza. Il modello proposto da OfWat sembra pertanto cogliere questo aspetto candidandosi, forse, come unica alternativa possibile allo status quo, a un modello di concorrenza per il mercato attraverso gare per l’affidamento del servizio di fornitura, a processi di aggregazione incoraggiati dalla regolazione e a un’azione regolatoria sulle tariffe che consenta di trasferire ai consumatori i guadagni di efficienza degli operatori.

Ma anche quando tutti questi potenziali effetti avversi fossero mitigati ha davvero senso parlare di mercato rispetto alla vendita di acqua? In un segmento caratterizzato da sostanziale impossibilità di differenziazione, risparmi irrisori (£8/anno/consumatore), costi certi del processo di switching e difficile sviluppo di una concorrenza a livello wholesale, il rischio è quello di trovarsi poi a stigmatizzare un mercato che non aveva alcuna ragione per esservi.

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